mercoledì 30 marzo 2016

Dall'altra parte del mondo Sottotitoli: Australia e Nuova Zelanda

A Ottobre 2015, dopo venti anni di lavoro, mi sono trovato disoccupato a causa dell chiusura dell'hotel per cui lavoravo. Che fare? Avevo tanto tempo e qualche soldo da spendere, per cui non tentenno e decido di andarmene dall'altra parte del mondo col mio collega ed amico(anche lui neodisoccupato). Decidiamo di stare fuori un mese che, man mano che organizziamo il viaggio, si rivelerà appena sufficiente. L'Australia infatti è lontana e tanto tanto tanto grande, Angelo poi voleva anche fare un salto in Nuova Zelanda. Approfittiamo di un'offerta Thai che consentiva anche uno stop over sia all'andata che al ritorno. I voli delle compagnie del Golfo costavano qualcosa in meno, ma poi lo stop over (che comunque volevamo fare per spezzare il viaggio) sarebbe costato una fortuna. Caso ha voluto che per vicende familiari, nello stesso periodo del viaggio avrei anche dovuto traslocare, per cui quella partenza è significata: abbandono del posto di lavoro fisso e, cosa molto più tragica, abbandono della casa dove avevo vissuto negli utlimi 15 anni. Sono stati 15 giorni davvero particolari, preparavo valige per la partenza e allo stesso tempo scatoloni per il trasloco, in quei 15 giorni ho pure dovuto acquistare la mia prima auto, andando a vivere lontano dal centro, non potevo più farne a meno. Ad ogni modo si parte il 14 novembre, il giorno dopo degli attacchi al Bataclan di Parigi. Il volo Thai è alle 13.30 per cui dormiamo una notte a Roma ed approfittiamo per andare a vedere la Galleria Borghese dove nessuno di noi era mai stato prima. Cosa alquanto assurda, bisogna comprare il biglietto prima, non si può decidere di andare all'ultimo momento. Non la farò lunga: se passate a Roma ed avete un paio di ore libere, prenotate il biglietto ed andate perchè vale davvero la pena, in particolare per le sculture del Bernini.
Apollo e Dafne

Il ratto di Proserpina

 Il volo fino a Bangkok dura circa 10 ore, e quello da Bangkok a Sydney ne dura altrettante. Ci fermiamo un paio di giorni nella capitale Thailandese, prima di ripartire per l'Australia appunto. L'idea di spezzare il viaggio si rivelerà vincente non tanto per i fusi orari, quanto per gli arti che non sono creati per sopportare una economy class aerea troppo a lungo.
Arriviamo a Sydney alle 7 del mattino e scopriamo con gran piacere che le pratiche all'immigrazione sono più veloci del previsto, temevamo i particolare per i molti sigari comprati al duty free, li avevamo dichiarati ma il doganiere ci ha lasciato passare senza farci pagare alcunchè, nonostante ne avessimo più di quelli che potevano entrare senza tassa.
Da l'aeroporto al centro ci serviamo dello shuttle bus Ready to Go che costa 20 AUD a persona, puoi prenotare anche il ritorno e risparmiare qualche dollaro. Ci mettiamo un'ora e mezzo per arrivare  Pott's Point, il quartiere dove avevamo prenotato l'hotel. L'autista non vedendo l'hotel ci abbandona praticamente in strada dicendo che non poteva parcheggiare; per fortuna una ragazza riconoscendo sulle nostre facce lo sguardo di chi non ha idea di dove si trova, ci accompagna alla porta dell' hotel Maisonette. L'albergo è piccolo ma era uno dei più economici che abbiamo trovato (circa 100 euro a notte in doppia senza colazione). Non c'è ascensore e la camera la puliscono ogni due giorni, ma le receptionist sono davvero brave e pronte a dare indicazioni e consigli utili a quelli appena atterrati dall'altra parte del mondo. Il wi-fi è gratuito e funziona bene.  Potts Point è descritto nella maggior arte delle guide come il quartiere a luci rosse e questo perchè ci sono due night club ed un sexy shop sulla strada principale. In realtà è un quartiere pieno di ristoranti e bar, tornassi a Sydney probabilmente lo sceglierei ancora. La prima cosa da procurarsi a Sydney è la Opal Card una tessera che ti permette di usare tutti i mezzi pubblici dai bus ai treni ai traghetti. La tessera la si trova nei supermarket ed è ricaricabile, si può spendere solo fino a 15 AUD al giorno, superata quella cifra, i trasporti sono gratuiti e vi garantisco che se ci si muove, i 15 dollari si superano tranquillamente in una giornata. Nel supermarket dove abbiamo comprato la opal, abbiamo anche cercato qualche birra locale da portare in hotel, ma con nostra grande sorpresa non c'era alcohl in vendita. Scopriamo così che in Australia, come del resto in Nuova Zelanda, l'alcohl lo compri solo in negozi appositi, non deve esserci confusione tra un negozio che vende alcol e gli altri esercizi. Cominciamo la visita della città andando al porto e prendendo il primo traghetto per Manly beach, era una domenica incredibilmente calda per la stagione, così un sacco di gente ne ha approfittato per fare il primo bagno. La maggior parte dei traghetti parte da Circle Quay, che è anche una delle zone più turistiche e più care della città che di per sè è già molto costosa. Il secondo giorno andiamo al Featherdale Park. Ho scelto questo come unico parco naturale da visitare durante il viaggio in quanto, da come descritto, sembrava essere tutto tranne uno zoo. Dal centro di Sydney si impiega circa un'ora e mezzo ad andare e, se come me, non amate gli zoo, fate altro. Appena si entra c'è una fila per farsi una foto con un povero Koala che sta là a fare il burattino per non so quante ore al giorno e, proseguendo, l'atmosfera non cambia. Il terzo giorno andiamo a Bondi beach e devo dire che è l'unica parte di Sydney che ho apprezzato: ci sono onde, surfers, insomma ti senti in Australia. Prima di Bondi, aimè abbiamo avuto il tempo di prendere l'ennesima fregatura di Sydney, andando a fare un whale watching tour, costato 80 AUD a testa, durante il quale abbiamo visto solo turisti vomitare nei sacchetti. Ora, naturalmente l'oceano non è uno zoo e le balene non si mostrano a richiesta, però, scopriamo poi che la stagione delle balene va da maggio ad ottobre e che solo questi ladri  vendono il tour fino a dicembre.

Hotel Maisonette

Manly Beach

Bondi Beach

Whale Watching

Featherdale National Park

Sydney Opera House Circle Quay

Featherdale National park
Come dicevo non ho amato Sydney, troppo cara, troppo finta. Finito con Sydney, si parte per Auckland. Il viaggio dura circa tre ore e mezzo, poi il centro della città è a un'ora dall'aeroporto. Per andare in hotel ci siamo serviti del super shuttle bus, si può prenotare online e il prezzo è 35NZD per il primo passeggero e 8 in più per ogni passeggero aggiunto. Avevamo prenotato all'Ascotia off Queen e la scelta è stata azzeccata. E' un hotel moderno a due passi dalla strada principale, Queen Street appunto. La doppia ci è costata 68€ senza colazione e comprendeva 250 MB di internet al giorno che ci sono sempre stati sufficienti per i due telefoni ed il computer. Queen street è una strada in salita o discesa a seconda che si parta dal porto o dall'hotel, ma è percorsa in continuazione da un bus rosso che costa un dollaro a persona  e che, quando si tratta di andare in salita, torna davvero utile. La zona più vivace e anche l'unica con locali aperti dopo le 20, è quella del porto, piena di ristoranti e pub. Dopo averne provati diversi, devo dire che il mio preferito era il Buffalo, un bel pub con un'ampia scelta di birre ma anche un ottimo menù a base di prodotti locali: andate presto perchè la cucina chiude alle 22. Siamo stati cinque giorni ad Auckalnd, per cui l'abbiamo girata abbastanza bene e, a dire il vero, mi sento di consigliare solo un paio di attrazioni: la sky Tower e il Museo Nazionale. Lo chiamano War memorial ma non fatevi ingannare, ha poco a che fare con la guerra, è anzi una bella testimonianza dei popoli e delle culture del Pacifico che, per quelli come noi sono una vera e propria novità. E' anche possibile assistere ad un'esibizione di alcuni Maori, io non l'ho trovata entusiasmante, ma vi danno anche la possibilità di scattare alcune foto con loro se  vi interessa.Per quanto riguarda la Sky Tower, non sarebbe molto diversa da quelle di Taipei o Kuala Lumpur ecc. se non per la peculiarità del pavimento dell'ascensore e di parte del percorso panoramico, trasparente: per chi soffre di vertigini come me, tortura allo stato puro. All'interno c'è anche un bel negozio di Souvenir dove trovare vari gadgets degli All Blacks. Tra le tante escursioni offerte, ho fatto il wine tour a Waiheke Island, perchè era la più corta e, soprattutto una delle più economiche, i prezzi delle escursioni infatti, sono davvero alti. Per un'idea dell'offerta andate al centro informazioni al porto, che poi è anche la base di partenza della maggior parte dei traghetti; è aperto dalle 9 alle 17. A questo punto verrebbe da chiedersi come mai mi sia fermato cinque giorni ad Auckland, visto che tre sarebbero stati sufficienti. A dire il vero pensavamo di fare più escursioni, ma devo dire che il soggiorno ce lo siamo goduti. Arrivavamo da Sydney che non ci aveva entusiasmato e Auckland ci ha coccolato tra un bicchiere di vino, uno di birra, delle cozze deliziose e alcuni dei sandwich più buoni che abbia mai provato, quelli li trovate al Muffin Break dove in genere fanno anche un buon caffè.
Esibizione Maori

Porto di Auckland

IO terrorizzato alla Sky Tower

Waiheke Island

Pulman bloccato all'isola di waiheke chi lavora e..chi fa foto :-)

Dopo i cinque giorni Kiwi, siamo ripartiti alla volta di Melbourne. Come previsto, l'impressione sull'Australia, cambia non appena il taxi lascia l'aeroporto. Melbourne è tutta un'altra cosa: vera, elegante, verrebbe da dire Figa! Qua ci fermiamo tre giorni, per poi partire per Uluru, e altri due, al ritorno, prima di ripartire per la Thailandia. La prima cosa che colpisce di Melbourne è il servizio tram gratuito per quasi tutto il centro città. Si fa una tessera come a Sydney, ma qui, il centro è free of charge. I primi tre giorni soggiorniamo in un Aparthotel a Chinatown. Stanza davvero grande con cucina che sfrutteremo al ritorno dal Queeen Victoria Market, dove facciamo corta di salumi e formaggi locali. A dire il vero abbiamo fatto un po' fatica a trovare prodotti locali, i salumi spagnoli ed italiani, la facevano da padroni in quasi tutti i chioschi. Come dicevo, ci trovavamo a Chinatown che scopriamo essere una zona apprezzatissima dai "Melbouriani" in particolare ad ore pasti quando trovi letteralmente delle file fuori dai vari ristoranti Cinesi o Vietnamiti. Ristoranti asiatici a parte, anche Melbourne è cara per mangiare e la qualità non sempre rispecchia il prezzo, posso consigliare solo un ristorante greco a Chinatown, che è decisamente sopra la media: il Kri Kri. Una giornata l'abbiamo dedicata al day trip sulla Great Ocean Road. Naturalmente ci sono molte compagnie che offrono questa escursione, il mio consiglio è andare a Federation Square e prendere informazioni al tourist office che è poi il punto dal quale parte la maggior parte dei tour. Noi siamo andati con la Gray Line che non era eccelsa ma economica ed ha concentrato l'escursione sui 12 apostoli e non su mille altre cose come altri tour. In effetti se c'è una cosa che non sopporto dei tour organizzati è questo infilare quanto più possibile nell'itinerario, come se la quantità di sali scendi dal bus, desse valore aggiunto all'escursione. Quando posso li evito, in questo caso avrei dovuto affittare un auto e guidare dalla parte sbagliata della carreggiata.
Mercato Victoria

Biblioteca Vittoria

12 Apostoli

scarpe appese

St. Kilda beach

Museo dei video

Apollo bay

 Dopo tre giorni di Melbourne, voliamo verso Uluru. In sede di pianificazione viaggio, siamo stati indecisi sul soggiornare ad Ayers Rock appunto o ad Alice Springs e poi visitare il parco in bus. Ora Alice Springs, sebbene sulla cartina sembri attaccata ad Uluru, dista più di 500 chilometri, sarebbe come soggiornare a Rimini per visitare Rimini per isitare Roma o Napoli, insomma, non proprio pratico. Questo paragone da l'idea di come noi Europei e gli australiani o gli statunitensi vivano le distanze in maniera completamente diversa. Per loro 5 ore d'auto non sono niente di particolare, noi con 5 ore d'auto percorriamo mezza penisola. Insomma siamo piccolini. Alla fine, decidiamo di stare all'Ayers Rock park anche se l'alloggio costava uno sproposito, ma in due giorni ci godiamo appieno la magia del deserto Australiano. Voliamo con la Jetstar che non ci ha entusiasmato, ma i voli per Uluru non sono tantissimi. Gli unici alloggi vicino ad Uluru si trovano all'Ayers rock resort: una sorta di piccolo villaggio nel deserto formato da diversi hotel, una piccola piazza con negozi di souvenir, farmacia ed altro ed un bus che fino a mezzanotte fa il giro del villaggio collegando i vari punti. Il posto un po' mi spaventava, temevo l'atmosfera villaggio con animazione ecc. ivece per fortuna, hanno rispettato lo stile "desrto", persino l'illuminazione è essenziale così che si possa ammirare il cielo dopo il tramonto. Noi abbiamo soggiornato al Emu Walk Apartment del gruppo Accor. Il prezzo era circa 200€ a notte per un grosso appartamento con una camera matrimoniale, un soggiorno dove abbiamo fatto mettere un altro letto ed una cucina con lavatrice ed asciugatrice. Arriviamo alle 12 e per prima cosa andiamo all'ufficio informazioni per prenotare l'escursione ad Uluru appunto. Anche qua, le possibilità non mancano, noi scegliamo un'escursione di tre ore, che ci lscia liberi di girare da soli, senza guida nè gruppo Uluru Express. Il secondo giorno, lo dechiamo al relax, passandolo in piscina tra un bagno ed un hamburger di canguro. Come nel resto dell'Australia, al supermarket non troverete un goccio di alcol, qua dovrete andare col bus gratuito al Pioneer lodge che sarà al massimo a cinque minuti da dove alloggiate. Ora in tutta l'Australia, le mosche sono un problema e per quantità e per aggressività, ma ad Uluru, diventano un vero incubo, per cui, specie se decidete di camminare nel deserto, procuratevi la retina per la faccia: una sorta di preservativo bucherellato che metterete in testa per proteggervi dagli insetti volanti.
Uluru

Cielo sopra Uluru

Io e la mia retina antimosche

 Tornati a Melbourne, mancano due giorni alla fine del viaggio, giorni che dedichiamo principalmente allo shopping. Ora a Melbourne consiglierei: un giro alla spiaggia di St. Kilda (copresa nell'area gratis del bus), uno alle Docklands (il porto),  una visita all'Australian Center of te Moving Images (specie per i bambini è uno spasso) in Federation Square e una visita obbligatoria alla biblioteca Victoria: un monumento al sapere. Durante questi vostri giri, vi potrebbe acpitare di vedere delle scarpe appese ai fili della corrente elettrica, se per caso ne capiste il motivo, scrivetemelo pure in un commento, io me lo sto ancora domandando. Conclusioni: questo viaggio dall'altra parte del mondo, non mi ha sconvolto, a parte i due giorni ad Uluru, gli stimoli ono stati davvero pochi. La verità è che, nonostante fossi dall'altra parte del globo appunto, Uluru a parte, non mi sono mai sentito davvero lontano da casa, un po' tutto già visto, già sentito, già provato. Mi viene da pensare che l'Australia, la nazione che spesso viene presa a modello per come respinge gli immigrati e preserva la sua identità, una identità, invece non ce l'abbia.
Per ultimo, una foto di come ho trovato la mia nuova casa, il 13 dicembre, al rientro dal viaggio.


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