mercoledì 30 marzo 2016

Napoli Street food

Dopo venti anni di amicizia, mi decido ad andare a trovare Angelo (uno dei miei pochi compagni di viaggio in quanto in genere viaggio solo) a Napoli. Lui è nato ed ha vissuto là per 30 anni circa, dopo di che si è trasferito a Porto Recanati, dove ci siamo conosciuti. Ora le nostre vicende lavorative l'hanno riportato indietro, facendone una guida perfetta per la Napoli che voglio vedere o meglio, assaggiare! Infatti, per anni ho ascoltato ingolosito i suoi racconti sulle varie ghiottonerie Partenopee e finalmente ho l'occasione di provarle. Arrivo col bus alle 14.45, lascio i bagagli all'hotel Una a due passi dalla stazione Garibaldi, e partiamo in direzione Michele, una delle pizzerie storiche di Napoli: solo due tipi di pizza Margherita o Marinara e un'ora almeno di fila fuori dal locale. Danno i numeri, noi siamo il 102 e stavano chiamando il 28. Per fortuna scopriamo che se la pizza la prendi da asporto, tagli i tempi di attesa. Così circa 20 minuti dopo siamo per strada a mangiare la nostra pizza.
Marinara

Marco Angelo e le pizze




Finito con Michele, Angelo ci porta a prendere un caffè con crema di anice in un bar tristemente famoso per essersi ribellato al pagamento del pizzo: Bar Seccia
Bar Seccia

Cominciamo a far programmi per la cena, quando scopriamo di essere invitati a casa di Angelo, quella è un tipo di offerta che non si può rifiutare: il Ragù della mamma con le polpette per secondo!
Prima ci concediamo una merenda a base di Babbà da Scaturchio Scaturhio Armando però, infatti ce ne sono due, sono pure parenti, ma pare non vadano proprio d'amore e d'accordo.
Babbà

Il mattino del secondo giorno comincia subito con le sfogliatelle di Attanasio una delizia, ma non è un bar dove ti puoi sedere, prendi la tua sfogliatella bollente e te la mangi passeggiando tra i vicoli vicini alla stazione.
Sfogliatelle

Attanasio

Ora a questo punto comincerà la ricerca del famoso brodo di polpo. Come ho detto all'inizio, Angelo mancava da Napoli da parecchio e quindi, rimane quasi scioccato vedendo che a Porta Capuana non c'era più una sola bancarella che vendesse questa prelibatezza. Chiediamo in giro, chiede ad amici e parenti, ma, pare che in tutta Napoli sia rimasto solo un venditore e che non sia là. In più apre solo dopo le 19, per cui, decidiamo di dedicarci prima allo spuntino: pizza fritta dal Presidente e poi al pranzo a base di muso e piede di porco comprato alla Tripperia nei quartieri Spagnoli.
Tripperia

Piede e muso di porco
Verso le 19, sotto la pioggia, ricominciamo la ricerca del brodo di polpo. In effetti, troveremo questo unico chioschetto a via Foria. Pioveva a dirotto, quindi eravamo gli unici clienti: il tizio prende una tazza, la sciacqua in un secchio d'acqua, dove avrebbe sciacquato poi anche le tazze sporche. Essendo noi i primi clienti, l'acqua nel secchio aveva ancora un aspetto decente. Dal pentolone che era sul fuoco prende del brodo e poi, taglia qualche pezzo di polpo, lo aggiunge al brodo, strizzata di limone ed ecco finalmente il nostro aperitivo. Non tollerando il pepe, non bevo tutto il brodo, dove la spezia abbondava. Ad ogni modo il tutto era davvero gustoso, specie sotto la pioggia, ti passava il freddo, il raffreddore, il mal di gola, avevi pure un'erezione, insomma un tocca sano.




brodo di polpo

A cena decidiamo di provare un locale specializzato in Baccalà, non è il mio piatto preferito, ma devo dire che qua lo cucinano in un sacco di modi alternativi e gustosi, parlo della Baccalaria.
pasta patate e baccalà

tempura di baccalà

parmigiana di baccalà

 Al mattino colazione di nuovo da Attanasio e poi ci prepariamo al pranzo da Starità. Qua prendiamo la pizza montanara che viene prima leggermente fritta, poi farcita ed infornata, una leccornia, ancora me la sogno.
Pizza Montanara
Stanchi di girare, per l'ultima cena decidiamo di prendere del fritto misto dal presidente e mangiarlo a casa di Angelo: ritto misto abbondante per tre persone che, come avrete capito, sono buone forchette: 8,40€. Se solo il fegato lo permettesse, converrebbe basare la dieta sul fritto del presidente. La mattina dopo con una lacrima sul viso ed una sfogliatella in mano, riprendiamo il bus e torniamo a casa.
Naturalmente nei nostri tre giorni non abbiamo solo mangiato, ma siamo anche andati alla scoperta di un po' di posti non troppo visitati tipo: il chiostro di Santa Chiara, le tombe di Leopardi e Virgilio e il cimitero delle Fontanelle, portare qua uno scaramantico come Angelo, è stata la vera impresa, altro che trovare il brodo di polpo.
Cimitero delle Fontanelle

Cimitero delle Fontanelle

Tomba di Leopardi

Chiostro di Santa Chiara


Dall'altra parte del mondo Sottotitoli: Australia e Nuova Zelanda

A Ottobre 2015, dopo venti anni di lavoro, mi sono trovato disoccupato a causa dell chiusura dell'hotel per cui lavoravo. Che fare? Avevo tanto tempo e qualche soldo da spendere, per cui non tentenno e decido di andarmene dall'altra parte del mondo col mio collega ed amico(anche lui neodisoccupato). Decidiamo di stare fuori un mese che, man mano che organizziamo il viaggio, si rivelerà appena sufficiente. L'Australia infatti è lontana e tanto tanto tanto grande, Angelo poi voleva anche fare un salto in Nuova Zelanda. Approfittiamo di un'offerta Thai che consentiva anche uno stop over sia all'andata che al ritorno. I voli delle compagnie del Golfo costavano qualcosa in meno, ma poi lo stop over (che comunque volevamo fare per spezzare il viaggio) sarebbe costato una fortuna. Caso ha voluto che per vicende familiari, nello stesso periodo del viaggio avrei anche dovuto traslocare, per cui quella partenza è significata: abbandono del posto di lavoro fisso e, cosa molto più tragica, abbandono della casa dove avevo vissuto negli utlimi 15 anni. Sono stati 15 giorni davvero particolari, preparavo valige per la partenza e allo stesso tempo scatoloni per il trasloco, in quei 15 giorni ho pure dovuto acquistare la mia prima auto, andando a vivere lontano dal centro, non potevo più farne a meno. Ad ogni modo si parte il 14 novembre, il giorno dopo degli attacchi al Bataclan di Parigi. Il volo Thai è alle 13.30 per cui dormiamo una notte a Roma ed approfittiamo per andare a vedere la Galleria Borghese dove nessuno di noi era mai stato prima. Cosa alquanto assurda, bisogna comprare il biglietto prima, non si può decidere di andare all'ultimo momento. Non la farò lunga: se passate a Roma ed avete un paio di ore libere, prenotate il biglietto ed andate perchè vale davvero la pena, in particolare per le sculture del Bernini.
Apollo e Dafne

Il ratto di Proserpina

 Il volo fino a Bangkok dura circa 10 ore, e quello da Bangkok a Sydney ne dura altrettante. Ci fermiamo un paio di giorni nella capitale Thailandese, prima di ripartire per l'Australia appunto. L'idea di spezzare il viaggio si rivelerà vincente non tanto per i fusi orari, quanto per gli arti che non sono creati per sopportare una economy class aerea troppo a lungo.
Arriviamo a Sydney alle 7 del mattino e scopriamo con gran piacere che le pratiche all'immigrazione sono più veloci del previsto, temevamo i particolare per i molti sigari comprati al duty free, li avevamo dichiarati ma il doganiere ci ha lasciato passare senza farci pagare alcunchè, nonostante ne avessimo più di quelli che potevano entrare senza tassa.
Da l'aeroporto al centro ci serviamo dello shuttle bus Ready to Go che costa 20 AUD a persona, puoi prenotare anche il ritorno e risparmiare qualche dollaro. Ci mettiamo un'ora e mezzo per arrivare  Pott's Point, il quartiere dove avevamo prenotato l'hotel. L'autista non vedendo l'hotel ci abbandona praticamente in strada dicendo che non poteva parcheggiare; per fortuna una ragazza riconoscendo sulle nostre facce lo sguardo di chi non ha idea di dove si trova, ci accompagna alla porta dell' hotel Maisonette. L'albergo è piccolo ma era uno dei più economici che abbiamo trovato (circa 100 euro a notte in doppia senza colazione). Non c'è ascensore e la camera la puliscono ogni due giorni, ma le receptionist sono davvero brave e pronte a dare indicazioni e consigli utili a quelli appena atterrati dall'altra parte del mondo. Il wi-fi è gratuito e funziona bene.  Potts Point è descritto nella maggior arte delle guide come il quartiere a luci rosse e questo perchè ci sono due night club ed un sexy shop sulla strada principale. In realtà è un quartiere pieno di ristoranti e bar, tornassi a Sydney probabilmente lo sceglierei ancora. La prima cosa da procurarsi a Sydney è la Opal Card una tessera che ti permette di usare tutti i mezzi pubblici dai bus ai treni ai traghetti. La tessera la si trova nei supermarket ed è ricaricabile, si può spendere solo fino a 15 AUD al giorno, superata quella cifra, i trasporti sono gratuiti e vi garantisco che se ci si muove, i 15 dollari si superano tranquillamente in una giornata. Nel supermarket dove abbiamo comprato la opal, abbiamo anche cercato qualche birra locale da portare in hotel, ma con nostra grande sorpresa non c'era alcohl in vendita. Scopriamo così che in Australia, come del resto in Nuova Zelanda, l'alcohl lo compri solo in negozi appositi, non deve esserci confusione tra un negozio che vende alcol e gli altri esercizi. Cominciamo la visita della città andando al porto e prendendo il primo traghetto per Manly beach, era una domenica incredibilmente calda per la stagione, così un sacco di gente ne ha approfittato per fare il primo bagno. La maggior parte dei traghetti parte da Circle Quay, che è anche una delle zone più turistiche e più care della città che di per sè è già molto costosa. Il secondo giorno andiamo al Featherdale Park. Ho scelto questo come unico parco naturale da visitare durante il viaggio in quanto, da come descritto, sembrava essere tutto tranne uno zoo. Dal centro di Sydney si impiega circa un'ora e mezzo ad andare e, se come me, non amate gli zoo, fate altro. Appena si entra c'è una fila per farsi una foto con un povero Koala che sta là a fare il burattino per non so quante ore al giorno e, proseguendo, l'atmosfera non cambia. Il terzo giorno andiamo a Bondi beach e devo dire che è l'unica parte di Sydney che ho apprezzato: ci sono onde, surfers, insomma ti senti in Australia. Prima di Bondi, aimè abbiamo avuto il tempo di prendere l'ennesima fregatura di Sydney, andando a fare un whale watching tour, costato 80 AUD a testa, durante il quale abbiamo visto solo turisti vomitare nei sacchetti. Ora, naturalmente l'oceano non è uno zoo e le balene non si mostrano a richiesta, però, scopriamo poi che la stagione delle balene va da maggio ad ottobre e che solo questi ladri  vendono il tour fino a dicembre.

Hotel Maisonette

Manly Beach

Bondi Beach

Whale Watching

Featherdale National Park

Sydney Opera House Circle Quay

Featherdale National park
Come dicevo non ho amato Sydney, troppo cara, troppo finta. Finito con Sydney, si parte per Auckland. Il viaggio dura circa tre ore e mezzo, poi il centro della città è a un'ora dall'aeroporto. Per andare in hotel ci siamo serviti del super shuttle bus, si può prenotare online e il prezzo è 35NZD per il primo passeggero e 8 in più per ogni passeggero aggiunto. Avevamo prenotato all'Ascotia off Queen e la scelta è stata azzeccata. E' un hotel moderno a due passi dalla strada principale, Queen Street appunto. La doppia ci è costata 68€ senza colazione e comprendeva 250 MB di internet al giorno che ci sono sempre stati sufficienti per i due telefoni ed il computer. Queen street è una strada in salita o discesa a seconda che si parta dal porto o dall'hotel, ma è percorsa in continuazione da un bus rosso che costa un dollaro a persona  e che, quando si tratta di andare in salita, torna davvero utile. La zona più vivace e anche l'unica con locali aperti dopo le 20, è quella del porto, piena di ristoranti e pub. Dopo averne provati diversi, devo dire che il mio preferito era il Buffalo, un bel pub con un'ampia scelta di birre ma anche un ottimo menù a base di prodotti locali: andate presto perchè la cucina chiude alle 22. Siamo stati cinque giorni ad Auckalnd, per cui l'abbiamo girata abbastanza bene e, a dire il vero, mi sento di consigliare solo un paio di attrazioni: la sky Tower e il Museo Nazionale. Lo chiamano War memorial ma non fatevi ingannare, ha poco a che fare con la guerra, è anzi una bella testimonianza dei popoli e delle culture del Pacifico che, per quelli come noi sono una vera e propria novità. E' anche possibile assistere ad un'esibizione di alcuni Maori, io non l'ho trovata entusiasmante, ma vi danno anche la possibilità di scattare alcune foto con loro se  vi interessa.Per quanto riguarda la Sky Tower, non sarebbe molto diversa da quelle di Taipei o Kuala Lumpur ecc. se non per la peculiarità del pavimento dell'ascensore e di parte del percorso panoramico, trasparente: per chi soffre di vertigini come me, tortura allo stato puro. All'interno c'è anche un bel negozio di Souvenir dove trovare vari gadgets degli All Blacks. Tra le tante escursioni offerte, ho fatto il wine tour a Waiheke Island, perchè era la più corta e, soprattutto una delle più economiche, i prezzi delle escursioni infatti, sono davvero alti. Per un'idea dell'offerta andate al centro informazioni al porto, che poi è anche la base di partenza della maggior parte dei traghetti; è aperto dalle 9 alle 17. A questo punto verrebbe da chiedersi come mai mi sia fermato cinque giorni ad Auckland, visto che tre sarebbero stati sufficienti. A dire il vero pensavamo di fare più escursioni, ma devo dire che il soggiorno ce lo siamo goduti. Arrivavamo da Sydney che non ci aveva entusiasmato e Auckland ci ha coccolato tra un bicchiere di vino, uno di birra, delle cozze deliziose e alcuni dei sandwich più buoni che abbia mai provato, quelli li trovate al Muffin Break dove in genere fanno anche un buon caffè.
Esibizione Maori

Porto di Auckland

IO terrorizzato alla Sky Tower

Waiheke Island

Pulman bloccato all'isola di waiheke chi lavora e..chi fa foto :-)

Dopo i cinque giorni Kiwi, siamo ripartiti alla volta di Melbourne. Come previsto, l'impressione sull'Australia, cambia non appena il taxi lascia l'aeroporto. Melbourne è tutta un'altra cosa: vera, elegante, verrebbe da dire Figa! Qua ci fermiamo tre giorni, per poi partire per Uluru, e altri due, al ritorno, prima di ripartire per la Thailandia. La prima cosa che colpisce di Melbourne è il servizio tram gratuito per quasi tutto il centro città. Si fa una tessera come a Sydney, ma qui, il centro è free of charge. I primi tre giorni soggiorniamo in un Aparthotel a Chinatown. Stanza davvero grande con cucina che sfrutteremo al ritorno dal Queeen Victoria Market, dove facciamo corta di salumi e formaggi locali. A dire il vero abbiamo fatto un po' fatica a trovare prodotti locali, i salumi spagnoli ed italiani, la facevano da padroni in quasi tutti i chioschi. Come dicevo, ci trovavamo a Chinatown che scopriamo essere una zona apprezzatissima dai "Melbouriani" in particolare ad ore pasti quando trovi letteralmente delle file fuori dai vari ristoranti Cinesi o Vietnamiti. Ristoranti asiatici a parte, anche Melbourne è cara per mangiare e la qualità non sempre rispecchia il prezzo, posso consigliare solo un ristorante greco a Chinatown, che è decisamente sopra la media: il Kri Kri. Una giornata l'abbiamo dedicata al day trip sulla Great Ocean Road. Naturalmente ci sono molte compagnie che offrono questa escursione, il mio consiglio è andare a Federation Square e prendere informazioni al tourist office che è poi il punto dal quale parte la maggior parte dei tour. Noi siamo andati con la Gray Line che non era eccelsa ma economica ed ha concentrato l'escursione sui 12 apostoli e non su mille altre cose come altri tour. In effetti se c'è una cosa che non sopporto dei tour organizzati è questo infilare quanto più possibile nell'itinerario, come se la quantità di sali scendi dal bus, desse valore aggiunto all'escursione. Quando posso li evito, in questo caso avrei dovuto affittare un auto e guidare dalla parte sbagliata della carreggiata.
Mercato Victoria

Biblioteca Vittoria

12 Apostoli

scarpe appese

St. Kilda beach

Museo dei video

Apollo bay

 Dopo tre giorni di Melbourne, voliamo verso Uluru. In sede di pianificazione viaggio, siamo stati indecisi sul soggiornare ad Ayers Rock appunto o ad Alice Springs e poi visitare il parco in bus. Ora Alice Springs, sebbene sulla cartina sembri attaccata ad Uluru, dista più di 500 chilometri, sarebbe come soggiornare a Rimini per visitare Rimini per isitare Roma o Napoli, insomma, non proprio pratico. Questo paragone da l'idea di come noi Europei e gli australiani o gli statunitensi vivano le distanze in maniera completamente diversa. Per loro 5 ore d'auto non sono niente di particolare, noi con 5 ore d'auto percorriamo mezza penisola. Insomma siamo piccolini. Alla fine, decidiamo di stare all'Ayers Rock park anche se l'alloggio costava uno sproposito, ma in due giorni ci godiamo appieno la magia del deserto Australiano. Voliamo con la Jetstar che non ci ha entusiasmato, ma i voli per Uluru non sono tantissimi. Gli unici alloggi vicino ad Uluru si trovano all'Ayers rock resort: una sorta di piccolo villaggio nel deserto formato da diversi hotel, una piccola piazza con negozi di souvenir, farmacia ed altro ed un bus che fino a mezzanotte fa il giro del villaggio collegando i vari punti. Il posto un po' mi spaventava, temevo l'atmosfera villaggio con animazione ecc. ivece per fortuna, hanno rispettato lo stile "desrto", persino l'illuminazione è essenziale così che si possa ammirare il cielo dopo il tramonto. Noi abbiamo soggiornato al Emu Walk Apartment del gruppo Accor. Il prezzo era circa 200€ a notte per un grosso appartamento con una camera matrimoniale, un soggiorno dove abbiamo fatto mettere un altro letto ed una cucina con lavatrice ed asciugatrice. Arriviamo alle 12 e per prima cosa andiamo all'ufficio informazioni per prenotare l'escursione ad Uluru appunto. Anche qua, le possibilità non mancano, noi scegliamo un'escursione di tre ore, che ci lscia liberi di girare da soli, senza guida nè gruppo Uluru Express. Il secondo giorno, lo dechiamo al relax, passandolo in piscina tra un bagno ed un hamburger di canguro. Come nel resto dell'Australia, al supermarket non troverete un goccio di alcol, qua dovrete andare col bus gratuito al Pioneer lodge che sarà al massimo a cinque minuti da dove alloggiate. Ora in tutta l'Australia, le mosche sono un problema e per quantità e per aggressività, ma ad Uluru, diventano un vero incubo, per cui, specie se decidete di camminare nel deserto, procuratevi la retina per la faccia: una sorta di preservativo bucherellato che metterete in testa per proteggervi dagli insetti volanti.
Uluru

Cielo sopra Uluru

Io e la mia retina antimosche

 Tornati a Melbourne, mancano due giorni alla fine del viaggio, giorni che dedichiamo principalmente allo shopping. Ora a Melbourne consiglierei: un giro alla spiaggia di St. Kilda (copresa nell'area gratis del bus), uno alle Docklands (il porto),  una visita all'Australian Center of te Moving Images (specie per i bambini è uno spasso) in Federation Square e una visita obbligatoria alla biblioteca Victoria: un monumento al sapere. Durante questi vostri giri, vi potrebbe acpitare di vedere delle scarpe appese ai fili della corrente elettrica, se per caso ne capiste il motivo, scrivetemelo pure in un commento, io me lo sto ancora domandando. Conclusioni: questo viaggio dall'altra parte del mondo, non mi ha sconvolto, a parte i due giorni ad Uluru, gli stimoli ono stati davvero pochi. La verità è che, nonostante fossi dall'altra parte del globo appunto, Uluru a parte, non mi sono mai sentito davvero lontano da casa, un po' tutto già visto, già sentito, già provato. Mi viene da pensare che l'Australia, la nazione che spesso viene presa a modello per come respinge gli immigrati e preserva la sua identità, una identità, invece non ce l'abbia.
Per ultimo, una foto di come ho trovato la mia nuova casa, il 13 dicembre, al rientro dal viaggio.


venerdì 25 marzo 2016

Roma-Parigi-Roma

Sono arrivato a 43 anni con più di 50 nazioni visitate senza essere mai andato né a Parigi né a New York. New York è rimandata per ora. Finalmente però sono riuscito a visitare Parigi o almeno ad avere un'idea di tutto ciò che quella città può offrire. Da tempo volevo anche andare a visitare il Quirinale a Roma e un altro paio di posticini come Santa Maria delle Vittorie e il cimitero acattolico( fermata metro B Piramide). Mi fermo a Roma per una notte prima di partire per Parigi e comincio la visita proprio dal cimitero acattolico che, guarda caso è anche vicino ad Eataly, per cui spuntino e poi giro tra le tombe di Shelly, Gramsci, Gadda, Keats. Secondo me la vera attrazione del cimitero è la statuta Angelo del Dolore. Un giro in questo cimitero vale davvero la pena, è un angolo poco conosciuto, quasi nascosto dalla Piramide. Un luogo ideale dove perdersi al riparo dal traffico e dai turisti.
Angelo del dolore


Finito col Cimitero vado a fare uno spuntino da Eataly, devo dire che sono rimasto un po' deluso, tanta offerta si, ma pochi posti a sedere e personale piuttosto scorbutico, almeno qui nel punto vendita di Ostiense, perché di recente è stato aperto un altro eataly in Piazza Repubblica del quale parlerò in seguito. Finito lo spuntino vada al Colosseo per vedere la nuova zona semipedonale voluta dal buon Marino. Era ora, finalmente puoi girare a piedi in uno dei pachi archeologici più esteso del mondo senza rischiare la pelle in continuazione. Insomma, quando ci sono stato io, i Taxi potevano ancora girare ahimè. Da là a Piazza Venezia, poi Piazza Navona, Campo de fiori, e poi fontana di Trevi che trovo vuota. Causa lavori di ristrutturazione non ho potuto lanciare la monetina altrimenti avrei rischiato di colpire la testa di uno degli operai. Finito il giro, riprendo la metro a Piazza di Spagna e torno in hotel . Una buona soluzione a pochi passi da Termini uno dei tantissimi ai lati di Via Gioberti, il wi-fi funzionava bene e il personale l'ho trovato gentile e preparato. Al mattino treno per Fiumicino e poi si vola a Parigi. Dall'aeroporto al centro prendo la RER (treno metropolitano) che costa 10€ si può fare la fila in biglietteria o usare una delle tante macchine automatiche. Prima di lasciare l'aeroporto però cerco un punto informazioni per comprare il Museum pass che si rivelerà un vero e proprio affare, non solo per la somma risparmiata ma soprattutto per le tante file saltate. Treno fino alla fermata Luxemburg in pieno quartiere Latino e poi in hotel . La RER è comoda per le prime 5 o 6 fermate poi diventa un inferno in quanto non ci sono spazi per i bagagli il che è assurdo per un treno che collega il centro con l'aeroporto. L'hotel è piccolo e i 95 euro pagati sembrano uno sproposito ma pian piano comincio a capire che il peggio deve arrivare. Mi sveglio di buon ora perché voglio prendere Parigi per le corna, ovvero cominciare dal Louvre. Arrivo alle 8.30 (ora di apertura 9) e c'era già una discreta fila. Avendo il museum pass, ho fatto la fila riservata che naturalmente era molto più corta. Un'alternativa al museum pass che non è conveniente se non si vogliono visitare molti musei, è prendere il biglietto in uno dei vari Fnac stores dove potrete comunque acquistare anche il museum pass. Al Louvre volevo vedere essenzialmente tre opere: Amore e Psiche di Canova, la Venere di Milo e il Codice di Hammurabi, per cui ho scelto in rete un itinerario non troppo lungo che contenesse i miei desideri, ho trovato e seguito questo da Viaggi Brevi e devo dire che ne sono rimasto soddisfatto. Io avendo già visitato il museo Egizio del Cairo e la arte Egizia del British, ho saltato quella civiltà al Louvre risparmiando una mezzora buona.
Amore e Psiche

Codice di Hammurabi

Coda al Louvre

Caravaggio 

 Finito il Louvre faccio una lunga camminata fino a Place de la Concorde da dove, girando a sinistra si va verso il Musee d'Orsay. Anche qua salto una bella fila e mi fiondo tra i geni dell'Impressionismo e non solo. Mi godo in particolare tutta la parte dedicata a Tolouse Lautrec celebre tra l'altro per le sue locandine del Moulin Rouge. Tra i motivi che mi hanno portato a Parigi, quelli culinari non sono certo meno importanti di quelli artistici: volevo assolutamente fare grandi scorpacciate di Foie Gras e provare le escargos.
l'origine del mondo

 La prima sera ho provato un ristorante vicino al mio hotel che, da fuori, aveva un bell'aspetto ed un menù invitante. Una volta entrato, quando il cameriere mi ha mostrato dove mi sarei seduto ho avuto un attacco di claustrofobia: sedie e tavolini erano attaccati gli uni agli altri, potevi sentire l'alito del tizio al tavolo vicino  o il profumo della sua zuppa. Ho mangiato del Foie Gras più in fretta che ho potuto e me ne sono andato. Da quella sera ho imparato a guardare come sono disposti i tavoli prima di fermarmi, tantissimi ristoranti infatti non lasciano uno spazio decente tra un tavolo ed un altro, mettici che io non sono magro e una cena diventa un incubo.
escargot

Foie gras

Appena arrivato chiedo al receptionist dell'hotel se fosse il caso di andare a Versailles la Domenica e lui entusiasta, mi dice che avevo avuto un'ottima idea, perché avrei trovato meno turisti. La domenica mattina, quando arrivo davanti ai cancelli di Versailles un'ora prima dell'aertura, capisco che il buon receptionist: A: non aveva idea di che cosa stesse dicendo o B: mi aveva preso allegramente per il culo. Il parcheggio dei bus era pieno e le code per entrare sembravano davvero infinite. Per fortuna il tutto si è risolto in due ore di fila. La visita si divide tra lo Chateau (stanze reali) e i giardini. Tornassi indietro, visiterei solo i giardini. La visita allo Chateau consiste in qualche foto scattata driblando decine di ipads e un numero ancor maggiore si smartphone spinti da orde di Cinesi e Taiwanesi. I giardini invece, che non sono compresi nel museum pass(9 euro) sono un vero e proprio spettacolo. Passeggi e ti immagini un po' a sbirciare tra gli abiti di Maria Antonietta, un po' a cavalcare con Lady Oscar.
Giarini Versailles

Giardini Versailles

Finita la visita ai giardini, vista la bella giornata e dimenticando il fatto che fosse domenica, decido di andarmene a Montmartre. Essere andato di Domenica però, in questo caso, è stata una benedizione, i caffè stracolmi di persone e le scalinata che porta al Sacro Cuore, anch'essa piena, mettevano allegria. Finito con Monmartre e viste le cattive previsioni meteo per i giorni seguenti, decido di continuare ad approfittare del sole e vado a Pere La Chaise. Un consiglio, prendete una mappa perché il cimitero è gigantesco ed è fin troppo facile perdersi. Tornando in hotel, mi fermo a Notre Dam che era di strada. L'interno è impressionante, però non faccio la scalata. Decido infatti di godermi la vista di Parigi dall'alto della torre di Montparnasse essenzialmente per due ragioni: 1 c'è l'ascensore, 2 quella vista è priva, appunto, della torre di Montparnasse che è un vero e proprio obrobrio.

Sacro Cuore

Tomba di Jim Morrison

Torre Eiffel
 A cena provo la soupe d'Onion che si rivela una graditissima sorpresa: una zuppa di cipolle con del pane ricoperto di formaggio filante inzuppato all'interno, a pensarci mi viene l'acquolina. Il giorno dopo, piovendo mi dedico al Pantheon ed al suo pendolo di Facault, all' hotel de l'invalidee con la tomba di Napoleone ed il museo delle armi. Quello che mi è piaciuto del museo delle armi è il fatto che non fosse un'esposizione anonima, c'erano le giubbe usate durante la rivoluzione, le armature forate dai colpi durante la battaglia di Waterlo, insomma una mostra che persino un pacifista come me può trovare interessante. Continuo con il museo Picasso  per poi concludere la giornata, sulla strada di casa col museo che è stata la vera sorpresa di questo giro a Parigi: il museo Cluny. Già l'edificio di per sè è una gioia, ma una volta all'intermno, questo piccolo museo sorprende ad ogni angolo con dei gioielli medievali. Suggerisco di soffermarsi sulla sala dove sono esposti gli arazzi della Dama e l'unicorno. A cena mi fermo in uno dei ristoranti della zona Pantheon e prendo la più grossa sola in assoluto: una bottiglia d'acqua minerale 7€, a saperlo avrei bevuto birra(9€ una pinta). Il mio ultimo giorno l'ho dedicato al Trocadero in quanto offriva una bella vista della torre Eiffel e poi, verso l'ora di pranzo mi sposto in via Monteroueil (fermata metro Etienne Marcel) in quanto "sede" dei migliori ristoranti storici di Parigi. Secondo la guida Lonely Planet ci sarebbe dovuto essere anche un mercato, ma a quanto pare l'informazione era datata. Qua ne approfitto per mangiare le escargot nello storico  Escargot Montorgueil assaggiando la loro ricetta vecchia di quasi due secoli che altro non sarebbe burro, aglio e prezzemolo. Non vi dico il panico quando mi portano le lumache con una specie di pinzetta che doveva servire a tenere fermo il guscio mentre si estraeva la polpa: ,mi torna subito in mente la scena di Pretty woman in cui Julia Roberts fa volare la lumaca e comincio a guardarmi intorno cercando di capire chi avrei potuto colpire. Con 19 euro mangio 6 lumache e bevo un buon bicchiere di vino. Non lontano da là c'è il Centro Pompidou ed il museo di arte contemporanea. Il museum pass ti fa accedere al museo, ma non alle gallerie con esposizioni temporanee.
Centro Pompidou

Museo Cluny

Museo Cluny

Catacombe

 Dopo cinque giorni in questa città che davvero non smetteresti mai di guardare, assaporare, annusare, riparto per Roma città che adoro lo stesso guardare, assaporare, annusare un po' meno ad essere sinceri. Mi fermo una notte perchè ho prenotato la visita guidata al Quirinale (è possibile farlo dal giugno 2015) e poi è da tempo che voglio andare a trovare un prof. universitario cliente dell'hotel che ha aperto un chiosco  di ghiottonerie varie al mercato Gianicolense. Per la visita al Quirinale avevo ottenuto un accredito stampa in quanto non c'erano posti disponibili con la normale trafila. Naturalmente, una volta arrivato, nessuno trovava il mio accredito, dopo una buona mezzora passata a spiegare a funzionari, volontari, corazzieri, come mai il mio nome non fosse nella lista "normale", qualcuno si stanca e decide di farmi l'accredito al momento e finalmente riesco ad unirmi al gruppo. La visita, almeno quella di due ore e mezzo vale davvero la pena, le sale sono impressionanti, decisamente meglio di quelle che ti fanno vedere a Versailles. Purtroppo all'interno non è possibile fare foto, concedono solo di farle nei giardini che comunque, sono degni di visita. E' poi possibile vedere una copia originale della costituzione e, nelle scuderie una collezione di carrozze che è davvero notevole. Mentre mi godevo tutto questo ben di dio mi chiedevo se ci fosse una via di mezzo tra la bolgia dei gruppi cinesi a Versailles e questi gruppetti numerati e pieni di restrizioni, specie nelle foto, nell'era di facebook ed instagram vietare le foto significa mandare a quel paese la possibilità di una grandiosa campagna di marketing aggratis. Finito il giro essendo l'ora di pranzo, prendo il bus H e vado al mercato Gianicolense a fare una sorpresa al mio amico. La sorpresa, più che la sua, sarà la mia nell'assaggiare delle vere e proprie primizie, hanno degli arancini da paura che condiscono seguendo le stagioni, in questo periodo ad esempio fanno quelli col tartufo bianco: un deliro. Devo dire che Eataly al confronto sembra un supermercato qualsiasi. Il giorno della partenza, lascio le valige in hotel, passo da Santa Maria della Vitttoria ad ammirare l'Estasi di santa Teresa un mix tra passione divina e corporea che trova conferma nelle parole stesse della Santa: « Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio. » (Santa Teresa d'Avila, Autobiografia, XXIX, 13). Pausa da Eataly in Piazza della Repubblica, e poi si riparte per casa. Devo dire che in questo Eataly mi sono trovato meglio, meno affollato, e panini e piadine davvero di qualità.
Giardini el Quirinale

Giardini del Quirinale

Estasi di Santa Teresa

Giardini del Quirinale

Tutto ghiotto Mercato Gianicolense